Lapo Elkann: fare del bene fa stare bene

Scritto il 01/02/2021
da Matteo Macuglia


Cos’è Fondazione LAPS, Libera Accademia Progetti Sperimentali, e come nasce? 

È una onlus che ho creato nel 2016 per prendermi cura del benessere dei minori e del loro diritto alla felicità e ad essere amati, privilegiando progettualità a favore di bambini e di ragazzi con bisogni educativi speciali. Quando siamo nati, ci siamo dati come obiettivo quello di sperimentare nuove modalità e nuovi ambiti della solidarietà per portare il messaggio dell’importanza di essere generosi anche ai pubblici più giovani. Nei progetti sociali, insieme al mio team, cerco di essere innovativo: questo è il nostro elemento distintivo.

 

E come portate avanti quest’idea?

In Fondazione operano diverse professionalità: a quelle specifiche del terzo settore in ambito italiano e internazionale si aggiungono anche competenze dal mondo della creatività, del marketing e della comunicazione. Oggi è importante essere innovativi per poter coinvolgere quante più persone possibili, e quindi dare il più ampio supporto possibile ai più fragili. Altro valore a cui teniamo particolarmente è la trasparenza: a tal fine documentiamo tutte le campagne solidali realizzate e mostriamo i risultati concreti raggiunti.

 

Uno dei punti fondamentali della vostra vision è la grande attenzione al campo educativo, per quale motivo?

Solo una società fondata sul reciproco rispetto e sulla solidarietà può generare un continuo miglioramento del benessere globale e delle singole persone. Bisogna quindi contrastare tutte le situazioni di “povertà educativa” che ostacolano il formarsi di una società sana.

 

Quindi educazione migliore uguale adulti migliori, giusto?

Sì. Ribadisco la centralità dei minori, della loro educazione e del contrasto a ogni ostacolo alla loro crescita armonica ed equilibrata, nel convincimento che i bambini rappresentino il bene più prezioso dell’umanità e del suo futuro. Personalmente, non posso dire di essere stato uno studente modello e anche per questo, da adulto, voglio impegnarmi anima, cuore e corpo per sostenere gli altri.

 

Ci può fare qualche nome delle persone che ha voluto al suo fianco in questa avventura?

La Fondazione ha un board che vede la presenza di importanti personalità internazionali tra cui la vicepresidente Joana Lemos, Giorgio Barba Navaretti e Charles Georges-Picot. Con Diane Von Fürstenberg, Tiziana Nasi, e Gilda Moratti – che siedono anche loro nel consiglio di amministrazione - stiamo cercando il modo migliore per contribuire a tre temi di grande valore sociale: il woman empowering, le disabilità e la sostenibilità del nostro pianeta. Sono tre aree nelle quali LAPS vuole impegnarsi in prima linea. 

 

Ci racconta un po’ cosa avete fatto finora?

Dal 2016 abbiamo realizzato circa 20 progetti di solidarietà. I minori coinvolti nelle nostre iniziative solidali, grazie al nostro supporto e a quello dei donor, sono stati oltre 6.000. Nel 2020 abbiamo intensificato il nostro sostegno ai più fragili e abbiamo voluto farlo allargando il focus dai minori alle loro famiglie, e non solo in Italia.

 

Anche a seguito della pandemia da Covid19 avete creato delle campagne, quali?

Abbiamo concentrato i nostri sforzi in diversi ambiti, inizialmente donando mascherine e altri DPI (dispositivi di protezione individuale) agli enti pubblici. In un secondo momento abbiamo fornito un supporto economico alle famiglie colpite dalla crisi economica causata dal Covid. Proprio in quest’ambito abbiamo lanciato in primavera “Never Give Up”: una raccolta fondi in Italia, Portogallo e Spagna, grazie alla quale abbiamo raccolto oltre un milione di euro e diverse centinaia di tonnellate di cibo. In autunno invece, insieme alle federazioni calcistiche di Israele, Portogallo e Italia, è partita una seconda raccolta fondi, “Our Duty” (la campagna al momento dell’intervista è ancora in corso ndr). Anche io, personalmente, ho deciso di sostenerla concretamente donando 450 mila Euro per acquistare beni di prima necessità per le famiglie più fragili di questi tre Paesi. Ho dichiarato il mio contributo perché la solidarietà può e deve essere contagiosa. Con LAPS abbiamo anche realizzato tante altre azioni di solidarietà per far sentire il nostro supporto a chi soffre.

 

Quali altri Paesi vorrebbe coinvolgere in futuro?

Stiamo lavorando con la FIFA per allargare anche ad altre realtà come Brasile, Bangladesh e le Isole Fiji la nostra campagna. Il 2020 è stato l’anno in cui LAPS ha avviato la sua internazionalizzazione, soprattutto grazie alla vicepresidente, Joana Lemos. Nel 2021 vogliamo andare ancora più vicino a chi soffre avviando missioni umanitarie grazie a grandi collaborazioni istituzionali internazionali. 

 

Nei suoi progetti l’italianità è sempre una parte importante, lo è anche in LAPS?

Abbiamo operato insieme alle principali istituzioni del terzo settore come Croce Rossa e Banco Alimentare, a grandi istituzioni come la FIGC e FIFA. Personalmente voglio essere un “imprenditore della solidarietà”, voglio aiutare l’Italia a essere riconosciuta nel mondo anche per la sua generosità. 

 

LAPS tenta di risolvere alcune delle problematiche che anche lei ha dovuto affrontare da ragazzo. Come ci si sente a essere dall’altra parte della barricata e a poter cambiare le cose?

Conoscere le problematiche che tentiamo di combattere è una risorsa preziosa. Per quelle che non conosciamo, invece, ci avvaliamo della collaborazione di professionisti, come dicevo prima. La conoscenza, anche nel mondo della solidarietà, è una risorsa imprescindibile. Tornando alla sua domanda, essere dalla parte di chi dona, mettendoci amore e determinazione, oltre che risorse ed energie, è un qualcosa che restituisce una ricchezza d’animo e di energia incredibile. Far del bene fa stare bene.

 

Se nel suo passato non ci fossero stati momenti di sofferenza, pensa che avrebbe voluto comunque creare una realtà come LAPS?

L’idea di creare una fondazione a supporto dei più fragili l’ho sempre avuta. Sono certamente un privilegiato e quindi LAPS è il mio impegno di restituzione. Un impegno doveroso. LAPS è un’idea ben ponderata e studiata: chi mi conosce da vicino ha sempre apprezzato il mio lato buono. Con la Fondazione a questo mio lato si sommano il contributo delle donne e degli uomini che prestano la propria opera a favore del prossimo. LAPS è un insieme di energie positive e di solidarietà messe a disposizione della collettività. Con la Fondazione, ogni giorno voglio costruire e generare amore per donarlo all’umanità e al mondo. Questo è quello che ho sempre voluto di più e sarà sempre più così nel futuro. 

 

Come vive le diverse esperienze professionali che gestisce oggi?

Essere creativo, fondatore, azionista e Presidente delle mie società mi dà tanta soddisfazione ma aiutare il prossimo è un’altra cosa, infinitamente migliore. Se posso dedicarmi alle attività benefiche il merito è dei manager che portano avanti le aziende che ho fondato. A tutti loro va un grandissimo grazie.

 

Nelle interviste dice sempre che operare nel terzo settore è una grande emozione. Ci spiega cosa intende?

Impegnarsi nel terzo settore riempie il cuore e lo spirito. Sapere che il tuo operato allevia le vite altrui è un’emozione unica e indescrivibile, non si può paragonare con quelle aziendali. Italia Independent, per cui ho disegnato e creato insieme a Cristiano Ronaldo la collezione CR7 Eyewear, Garage Italia e Independent Ideas mi danno grandi soddisfazioni ed emozioni ma sono tutta un’altra storia rispetto a questo. 

 

Ci permetta un cenno a suo nonno: Gianni Agnelli si dedicava alla beneficenza? Ha imparato qualcosa da lui in questo campo?

La mia famiglia è da sempre attenta al benessere della collettività. Fondazione Agnelli è stata fondata da mio nonno in occasione del centenario della nascita del Senatore Giovanni Agnelli. Tengo a ricordare, infine, l’impegno di mia zia Susanna che ha prestato per molti anni la propria opera a favore della Croce Rossa. Anche i miei nonni paterni, Carla Ovazza e Jean Paul Elkann, erano molto impegnati nel sociale: il nonno era a capo della comunità ebraica in Francia e ha fatto tanto per la comunità e per Israele, mia nonna, invece, ha lavorato alla Nazioni Unite facendo sempre grandi cose per aiutare il prossimo. Dai miei nonni ho imparato tanto e devo loro tanto, sono i miei angeli custodi che dall’alto mi ispirano e mi proteggono sempre. Ogni giorno cerco di mettere in pratica i loro insegnamenti guardando sempre al futuro.