Timur Sardarov, nato in Russia, londinese d’adozione, da quattro anni si è trasferito in Italia in veste di presidente, CEO e proprietario dello storico marchio di moto MV Agusta. Nel passato di questa casa, con base a Sciranna (Varese), c’è il più alto numero di vittorie nei più diversi campionati con l’intramontabile Giacomo Agostini. Oggi MV Agusta, dopo un periodo di ristrutturazione aziendale, vuole tornare a essere uno dei top player sul mercato mondiale per la vendita di moto belle, potenti e realizzate a mano in Italia.
Dicono che lei sia un appassionato di auto, moto e motori. Come è nata questa passione?
Amo tutto ciò che ha a che fare con le moto: anche il loro suono è musica per me! E adoro qualsiasi cosa abbia un motore. Da ragazzo non avevo una moto, e nemmeno una bicicletta; i miei genitori pensavano fossero troppo pericolosi. Mio padre mi ripeteva sempre che se mi avesse mai visto su una moto, prima avrebbe spaccato la moto e poi avrebbe spezzato le gambe di chiunque me l’avesse data in mano. Così, da bambino, ho sempre cercato di non mettere i miei amici in pericolo.
Eppure la tua passione ha continuato a crescere…
Certo: tutto ciò che aveva un motore mi ispirava. Quando ho iniziato a guidare ero giovanissimo. Il mio istruttore è stato mio nonno e il suo metodo era piuttosto interessante. La mia passione è cresciuta e si è evoluta nel tempo e ora posso guidare e pilotare praticamente di tutto...
Ci racconti qualcosa in più su come hai iniziato a guidare.
Avevo sette anni. La filosofia di guida del nonno era: chi va piano, va sano e va lontano. Praticamente l’opposto del mio stile. Ma era un uomo saggio.
Ma i piedi toccavano almeno i freni?!
No, stavo seduto sulle sue ginocchia. Ero un bambino alto, quindi a circa nove o dieci anni, riuscivo già a guidare da solo. L’auto era una Volga M21.
E cosa l’ha ha spinta, molti anni più tardi, a comprare MV Agusta?
Non volevo comprarla. Inizialmente volevo solamente investire in MV Agusta, e sostenere l’azienda nel processo di amministrazione. Non avevo alcun interesse ad acquistarla. Volevo investire perché mi fidavo del piano che il precedente management aveva presentato al giudice. Così ho investito. Ed è così che è iniziata la mia soap opera tutta italiana.
E allora come mai ha deciso di rilevare l’azienda?
Perché non mi piace arrendermi.
Per quale motivo quest’avventura è stata una soap opera?
Perché l’azienda stava marcendo dall’interno. Da un punto di vista commerciale, l’azienda non aveva alcun senso. Dipendeva sempre da qualcun altro per i suoi fondi. Non era l’azienda in sé a essere una soap, ma la situazione: era davvero drammatica. È una storia di stakeholders, morti, truffe… l’azienda è uno dei personaggi della soap.
Eppure ha scelto di tenere duro. Perché?
L'azienda mi ha stupito: è una sopravvissuta. Ha una strana aura intorno a sé. Quest’azienda avrebbe dovuto essere morta nel 1998, ma ha continuato a lavorare e a sopravvivere.
In ogni caso, investire è stato un grosso rischio…
All'inizio è stata una decisione dettata dall'amore. Ho capito che investire era stato un errore. L’ho capito anche piuttosto in fretta, circa sei mesi dopo l’affare. Non volevo perdere i miei soldi, anche per non li perdo mai e non volevo che MV diventasse la mia prima sconfitta. Inoltre, nel caso in cui la società, con le mie partecipazioni, fosse fallita, non volevo che il nome della mia famiglia si legasse a una scandalo. Ecco perché l'ho fatto. Almeno all'inizio.
Prima di acquistare l'azienda possedeva qualche modello di MV Agusta?
No, ma avevo diverse Harley Davidson...
Ora vive in Italia. Com’è stato traferirsi da Londra a qui? Tutto deve sembrare molto diverso.
Amo le grandi città. Ho vissuto a Mosca, a Singapore, a New York, a Hong Kong. Mi sono laureato nel 2003/2004, ho lasciato la Russia e Londra è diventata la mia nuova casa. Quando mi sono trasferito in Italia, tutto mi è sembrato molto diverso, ma non è stato uno shock. Rispetto a Londra, Varese è un villaggio. Ma il lavoro nelle fabbriche, la gente, tutti i lavoratori che ho incontrato hanno saputo controbilanciare le differenze. Credo che l’Italia, mentalmente parlando, sia più vicina a me. Il vostro modo di vivere la famiglie, le vostre tradizioni, la religione, l’ospitalità, il calore. Per certi versi l’Italia mi ricorda il luogo da cui provengo, la Russia meridionale. In Italia capirsi è facile, certamente più di quanto non lo sia nel Regno Unito. Mi piace qui, mi piace l'Italia e mi sento a casa. Non voglio tornare a Londra.
Com’è lavorare fianco a fianco con gli esperti italiani su prodotti che sono parte attiva della nostra tradizione?
Quando ho iniziato a lavorare su questo progetto c’era molta preoccupazione, per così dire, attorno ad alcuni temi. La mia famiglia e i miei amici erano preoccupati, perché la reputazione dell'Italia all'estero non è granché quando si parla di lavorare duro, trasparenza nei comportamenti ed etica sul posto di lavoro. Ne ho viste di tutti i colori, ma sono rimasto sbalordito da MV e dalla passione dei suoi dipendenti, dalla loro voglia di cambiare, di essere migliori e di fare qualsiasi cosa per il bene dell’azienda. Le persone che fanno parte di MV Agusta si sentono parte di una famiglia e sono disposte a tutto per fare un buon lavoro. Sono molto orgoglioso di ciò che abbiamo fatto negli ultimi quattro anni.
È passato un po' di tempo da quando avete iniziato la collaborazione con KTM: come stanno andando le cose?
Bene! Era quello di cui avevamo bisogno: un partner solido che investisse. Volevamo entrare in una partnership industriale. Sono molto contento del nostro accordo con KTM. Mette la giusta pressione su MV, motivandoci a fare bene, e responsabilizza KTM. Questo onere condiviso trasformerà MV Agusta in un marchio forte e indipendente che sorprenderà e ispirerà i clienti di tutto il mondo.
Si dice che KTM voglia controllare al 100% le azioni di MV Augusta... Cosa ne pensa?
È un desiderio normale per le aziende. Tutte le aziende specializzate devono avere un obiettivo, e in questo caso è il controllo. Ma la nostra partnership è stata pensata per rendere MV Agusta più forte ed evitare che venga fagocitata da chi la possiederà. In questo modo manterrà sempre la sua identità e la sua indipendenza.
Tutti vogliono sapere di MV Augusta e del campionato di MotoGP. Partecipare alla MotoGP è davvero così importante?
Non lo so, non credo. La gloria agonistica di MV Agusta appartiene al passato, alla sua epoca in bianco e nero. Possiamo riportarla in auge? Certamente! Ma a quale costo? Ha senso da un punto di vista finanziario? Non lo so. Se a un certo punto l'azienda sarà abbastanza forte e si reggerà sulle proprie gambe nei campionati più importanti, saremo d'accordo. Ma questo non accadrà prima dei prossimi cinque anni.
State pensando di rinnovare la vostra sede a Schiranna: cosa farete e perché?
In realtà stiamo già rinnovando! MV Agusta è un gioiello locale. Non sarà la più grande azienda dei nostri tempi, ma è la più gloriosa, la più eccitante, la più sexy. Le aziende automobilistiche sono una sorta di forma d'arte. Volevamo che MV Agusta fosse più vicina alle persone, ed è per questo che abbiamo deciso di riprogettare il sito industriale e renderlo più a misura d’uomo. Vogliamo migliorare la vita dei nostri dipendenti e vogliamo che la nostra azienda sia più sostenibile. Vogliamo che la nostra sede sia parte integrante della comunità: e abbiamo anche un museo. Vogliamo che il museo diventi un’icona e che rappresenti tutto ciò che è MV Agusta.
A proposito del museo...
Non ci sarà solo il museo! Stiamo parlando di R&S, stampa 3D, tecnologie all'avanguardia al servizio della nostra artigianalità. È la manifattura 3.0. Il museo è solo una parte di tutto questo.
Certo. Ma nel vostro museo cosa esporrete?
Porteremo qui tutti i nostri modelli classici e quelli più iconici.
Perché? Dov’erano fino a oggi?
Credo che le moto MV Agusta siano le più collezionate della storia. Sono piuttosto costose e iconiche. Durante il periodo di crisi dell'azienda, il precedente management ha iniziato a venderle ad amici, collezionisti e musei. Così, prima ancora che io arrivassi qui, la maggior parte della collezione era sparita. Venduta per far andare avanti le cose. Non hanno preservato l'eredità di questa azienda, ma ora le stiamo riacquistando, lentamente ma con costanza. Vogliamo esporre più di cento modelli nel nostro museo. E vogliamo anche collaborare con altri musei per presentare la nostra collezione.
Il vostro payoff è Motorcycle Art: come lo traducete nel vostro lavoro alla MV Agusta?È una tendenza nata negli ultimi anni della nostra storia. Le nostre moto hanno iniziato a far parte di mostre in musei d'arte (tra cui il Moma di New York) in tutto il mondo, e hanno iniziato a entrare nelle case dei nostri fan come pezzi d'arredamento. Abbiamo deciso di alimentare questa tendenza realizzando edizioni limitate esclusive che possano mettere in mostra l'abilità artigianale e produttiva che abbiamo raggiunto nei nostri 78 anni di storia.
Siete orgogliosi di dire che le vostre moto sono fatte a mano: è così importante essere diversi?
Un prodotto è un prodotto, ma un prodotto fatto a mano è qualcosa di completamente diverso. Sarà sempre rispettato e apprezzato. Viviamo in un mondo dominato dal consumismo: tutto si muove così velocemente. MV Agusta vuole preservare il tempo, congelarlo con le emozioni. Stiamo diventando piuttosto filosofici, lo so. Ma quando si possiede una moto, l'unica cosa a cui si pensa è l’esperienza. È un luogo speciale in cui trovarsi. Questo è ciò a cui pensiamo quando sviluppiamo le nostre moto. Non vogliamo finire nel ciclo del consumismo. Non vogliamo produrre o assemblare le cose troppo velocemente: ci piace prenderci il nostro tempo, e questo è il valore di MV Agusta. Siamo gli unici produttori di moto al mondo ad assemblare i nostri prodotti da soli, in-house. È questo che ci rende unici.
Ok. Ma la vostra partnership con KTM è nata anche per ridurre un po' i costi, non è vero?
Numero 1: la nostra partnership mira a migliorare la rete di vendita al dettaglio e la rete di clienti. Abbiamo bisogno di un sistema commerciale più forte ed è qui che KTM può aiutarci maggiormente. Numero 2: non cambieremo mai il modo in cui produciamo le nostre moto, perché non è questo il punto. Il livello di efficienza che potremmo ottenere cambiando i nostri modelli o passando a sistemi diversi è marginale. È molto più importante supportare i nostri clienti, essere adeguatamente rappresentati dai concessionari.
Mobilità elettrica: abbiamo visto lo scooter Ampelio, lo scooter Rapido... avete intenzione di provarvi anche con le moto?
Crediamo che le tecnologie elettriche siano ormai una realtà, quindi non abbiamo alcun problema a sviluppare i nostri prodotti con una propulsione elettrica. Ma quando pensi alle moto MV Agusta, pensi alle loro prestazioni, e la mobilità elettrica non ha ancora raggiunto il livello necessario per iniziare pensare a un loro sviluppo in questo senso. Conosciamo bene il nostro settore e al momento non vediamo MV come parte attiva del sistema.
Ci sono nuovi modelli in arrivo?
Ogni anno escono almeno uno o due modelli nuovi. Siamo appena entrati in un mercato nuovo, non ancora esplorato, e guardiamo con entusiasmo al futuro. Tra circa otto mesi entreremo anche nel segmento classico. E alla fine di questo processo, saremo presenti in ogni singolo mercato, a eccezione dell’off-road, per ora.
Quale fra i modelli MV Agusta è il suo preferito?
È come chiedere a un padre chi ama di più tra i suoi figli! Sai, a causa della mia personalità, mi piace ciò che viene fuori per ultimo. Ogni moto di MV ha un suo carattere e un suo scopo. È straordinario. Il nostro ultimo modello, la moto adventure che abbiamo appena lanciato, è il mio preferito al momento.
Per essere più popolari, c’è chi vi ha suggerito di produrre moto con cilindrata 300/400. State considerando questa opzione?
Ci abbiamo provato in passato. Ma il mercato di MV è al top. Quindi, per essere diversi da tutti gli altri, non vogliamo farlo. Vogliamo rimanere tra gli 800 cc e i 1.000-1.200 e restare unici.
E la tendenza sembra andare verso moto sempre più grandi, e non più piccole...
Perché no? È una buona strategia. Tutto ciò che è sotto i 300 cc dovrebbe essere elettrico.
Come descriveresti il rapporto fra voi e la fanbase di MV?
Non abbiamo fatto un buon lavoro con i fan di MV. Mi sono dovuto concentrare sul lato economico dell’azienda e ho messo in secondo piano il rapporto con la nostra fanbase, ma nei prossimi anni vorremmo coinvolgere sempre di più i nostri clienti e fan. Cercheremo di riunire tutti i nostri fan in un unico factory club gestito da MV.
Quando potrai dirti soddisfatto del tuo lavoro con MV?
Sarò felice quando MV raggiungerà la sua piena capacità produttiva e quando le nostre strutture saranno completate. Penso ci vorranno ancora tre o quattro anni.
E poi?
Chissà, forse mi trasferirò in Africa.