L'eterna primavera di Sabrina Salerno

Scritto il 30/10/2023
da Matteo Macuglia


Chiamiamo Sabrina Salerno dopo aver rimandato per giorni, perché si trovava all’estero per lavoro. Questa volta è in Italia sì, ma già in aeroporto. In mano ha un biglietto per Bilbao con scalo a Madrid per il suo tour di concerti in Spagna. E questa è la vita di Sabrina Salerno in breve. Icona anni ’80, diventata famosa per le sue forme da pin-up e perché era (ed è) una dei pochissimi artisti nel nostro Paese a cantare in lingua straniera. Oggi si divide tra la sua casa a Treviso, programmi tv e i tour in giro per l’Europa. Sabrina è una donna che è cambiata moltissimo nei suoi 30 anni di carriera: oggi si sente molto più consapevole e sicura di sé stessa. Non le manda mai a dire, e forse è per questo che dopo tante date, i suoi fan continuano a seguirla con la stessa passione.

Sabrina Salerno, sei una donna dalle mille carriereHai sempre voluto fare la cantante?
Io sono stata scoperta dalla tv, dall’allora Fininvest con Johnny Dorelli e Nino Manfredi. Mi accorgo però che a 17 anni la televisione non mi diverte più di tanto. Vorrei avvicinarmi ai giovani, desidero parlare a loro perché ho 17 anni e i programmi di cui mi stavo occupando allora era senz’altro per un pubblico più agée. Ho avuto l’intuizione di cercare un nuovo produttore e iniziare a lavorare con lui, aprendo così un filone di musica che nasce in Italia che però vuole vendere in tutto il mondo.

E infatti canti fin da subito in inglese. 
Già all’inizio degli anni ’80, quando avevo 10-11 anni, iniziavano alcune produzioni di questo tipo ma nessuno riusciva a sfondare in Inghilterra. Io con Boys invece, sono riuscita a vendere in quasi tutto il mondo e ad avere collaborazioni con Stock, Aitken & Waterman, dei produttori considerati dei Re Mida (hanno lavorato anche con Kylie Minogue), gente che faceva vendere 150 milioni di dischi per capirci.

Oltre all’inglese, canti anche in spagnolo, francese. Ma come fai a sapere così bene tutte queste lingue? 
Ho studiato anche il russo ma non lo parlo bene, è forse l’unica lingua in cui ho cantato che però non parlo del tutto correttamente. Ho fatto il liceo linguistico ed ero molto portata per le lingue straniere. Il francese in particolare, l’ho imparato quasi per osmosi visto che ho vissuto a Sanremo, vicino al confine con i nostri cugini d’Oltralpe. Era molto tempo prima dell’inizio della mia carriera come cantante. All’epoca non ci pensavo nemmeno a questo mondo. 

Forse proprio questa tua versatilità ha fatto la differenza, proiettandoti sulla scena europea e non solo…
La mia prima intervista l’ho fatta a Top of the Pops in Inghilterra, mi sono dovuta arrangiare. Mi ha aiutato la faccia tosta con cui ho mascherato anche la timidezza che prova chiunque quando si trova a parlare per la prima volta davanti a milioni di persone in tv. Però è andata bene.

All’estero come vieni percepita?
All’inizio penso che mi percepissero come un prodotto “Made in Italy”, credo fosse quella la mia particolarità. Infatti mi veniva chiesto spessissimo di Sophia Loren. 

Oggi invece?
Le cose sono molto diverse. Lavoro in Francia dal 2007 e nonostante i francesi siano un popolo molto nazionalista, mi pensano come una di loro. La mia tournée da loro ha fatto più di 3 milioni di biglietti venduti e 1.000 concerti. Per loro ormai sono Sabrinà.

In Francia sei sempre l’unica non-francese sul palco tra l’altro. 
Esatto! Perché li ho conquistati.

Ma com’è cominciata l’avventura delle tournée europee?
Ho iniziato dalla Spagna: da lì è partito tutto. In Francia invece ho cominciato con Jimmy Sommerville e le Bananarama, entrambi dal Regno Unito. Dopo un po’ sono rimasta solo io. Ho fatto anche due film in Francia ispirati a questa tournée. 

Nel 1987 eri effettivamente terza in classifica in Inghilterra, davanti a te solo Michael Jackson e Madonna. Nella testa di una ragazza così giovane cosa succedeva?
Un grande distacco dalla realtà, ricordo una sensazione quasi di menefreghismo. Il successo per me è semper stato qualcosa di effimero, ho sempre cercato di tenermi distante da certe ubriacature da star. 

Tutto qui?
Certo che no. È stato un periodo molto stressante. Viaggiavo in tutto il mondo e avevo degli orari e dei ritmi di vita che erano assurdi. Le multinazionali ti spremevano come un limone. Un giorno ti spedivano a Buenos Aires, quello dopo a Parigi, poi in Finlandia. Questa è stata la mia vita per diversi anni. 

E poi?
Poi mi sono un po’ stufata, annoiata. E visto che non trovavo le produzioni giuste per continuare con la musica, ho deciso di aprire un nuovo capitolo della mia vita con il teatro, questa volta in Italia. È stato un periodo molto interessante, durante il quale ho anche deciso di riprendere in mano la mia vita, riprendendomi le mie società, andando in causa con il mio primo manager, (quello che mi ha lanciato) perché aveva un’idea molto diversa dalla mia su quella che doveva essere la mia immagine pubblica. Ci sono voluti 10 anni per ricostruire i miei asset patrimoniali, dopo di che mi sono potuta dedicare alla famiglia, dalla quale poi è arrivato mio figlio, che oggi ha 19 anni. Da quel momento in poi ho avuto un periodo di grande serenità che dura ancora oggi.  

Oggi sembri una persona divisa tra due mondi molto diversi: la famiglia e i tuoi concerti in giro per l’Europa: come bilanci le due cose?
Credo che ci voglia equilibrio. Ho un’abitudine mentale a preservare e pensare anche al mio benessere. Non voglio lavorare sempre, senza pause né orari. La vita è una sola, oggi ci siamo e domani non ci siamo più. Quindi bisogna sapersi godere le cose davvero importanti delle nostre esistenze: che siano gli amici, la famiglia, i figli o altro. 

Qual è la ricetta di vita di Sabrina Salerno?
Faccio un esempio: ad agosto tutti i cantanti lavorano, io ho detto che invece non voglio vedere nemmeno una data sul calendario. A settembre voglio andare a Bali, quindi anche in base ai miei viaggi cerco di organizzare i miei appuntamenti lavorativi. 

Cosa pensi di aver imparato dopo tanti anni di carriera?
Non mi fa più paura niente e nessuno. Dico sempre quello che penso. Ancora nel 2023 purtroppo vedo che nel mondo ci sono tantissimi preconcetti, soprattutto quando si parla di donne come me, che per lavoro si esibiscono anche con il loro corpo. 

Di questo argomento ne ha parlato anche una tua amica, Jo Squillo, in una recente intervista per il Corriere della Sera. Cosa ne pensi?
Hanno titolato sul fatto che, secondo Jo Squillo, Elodie se non fosse stata così bella non avrebbe avuto così tanto successo. In realtà è la - purtroppo - solita manipolazione dei giornali. La sua risposta era esattamente il contrario di quello che è stato riportato nei titoli. La cosa ancora più grave è che quando hanno parlato della canzone che abbiamo portato insieme a Sanremo nel 1987 “Donne, oltre alle gambe c’è di più” le hanno fatto notare che cantava questa canzone insieme a me e ai miei “hot-pants”, suggerendo che sono una sorta di cerebrolesa. Quindi il fatto di avere un corpo e di mostrarlo, di indossare magari un bikini, presuppone che io sia una bambola senza cervello. Se ancora oggi una giornalista, per di più donna pure lei - fa delle puntualizzazioni del genere, siamo messi proprio male. 

Secondo te perché siamo ancora così indietro nella percezione delle donne?
Credo che il modo in cui ci presentiamo non sia e non possa essere un’unità di misura della nostra credibilità. Le classifiche fatte da certe femministe o certe giornaliste, che cercano sempre di fare titoli e creare hype, non le salveranno da loro stesse e dalla visione patriarcale che hanno del mondo.

E quindi cosa hai capito?
Che sono una donna libera, che mi piaccio e che faccio di tutto per piacere innanzitutto a me stessa e soltanto in seconda battuta tutto questo si riverbera sugli altri. Sono una persona che ha voglia di fare, di dire come la pensa. Tu conosci Moana Pozzi?

Sì, certo, ma cosa c’entra?
Era una pornostar, eppure anche se la nostra società vede in un certo modo una figura del genere, lei era molto più intelligente di certe giornaliste e di certe femministe. Eppure lei aveva fatto del suo corpo il suo lavoro, più di qualsiasi altra. 

Eravate amiche?
No, ma ci siamo conosciute perché anche lei era genovese. Era avanti mille anni, era una donna libera ed era una grandissima femminista. 

Tu ti definiresti femminista?
No. Mi definisco soltanto Sabrina: una che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Per alcuni ho un carattere difficile, forse troppo maschile perché sono aggressiva, irosa. Compenso, diciamo, con una femminilità che si esprime soprattutto attraverso il corpo.

Come è evoluto il rapporto con il tuo corpo nel tempo?
Da ragazzina vedevo dei difetti che non avevo, mi sono fatta mille problemi e mille film. Oggi invece mi piaccio più di prima e accetto il tempo che passa. Non sono ossessionata dal mio corpo. Amo invece la bellezza generalmente intesa. 

Da giovane cos’era che ti infastidiva di più del rapporto con il tuo corpo?
Ero molto insicura. A 24 anni mi sentivo già vecchia, ma anche a 12 in realtà. Poi dev’essere scattato qualcosa e il processo ha iniziato a invertirsi… Forse ho iniziato a godermi di più la vita e questo mi ha fatto sentire più giovane, anche se in realtà stavo invecchiando!

Come gestisci il tempo che passa?
Bisogna accettarlo mentalmente. Io mi alleno 3 volte alla settimana, cerco di avere un’alimentazione equilibrata ma non pensare che sia una fissata, quando voglio bere un po’ di Franciacorta o uno champagne rosé non pensare che mi tiri indietro. 

Come definiresti il punto in cui ti trovi oggi su questo argomento?
Il rapporto con il mio corpo me lo sono conquistato strada facendo. Oggi è ottimo, con i pregi e i difetti. 

E i tuoi fan invece, che rapporto hanno con il tuo corpo?
Io credo che ai miei fan non gliene importi molto, perché chi ti apprezza lo fa anche con il tempo che passa. Non è un rapporto soltanto legato alla fisicità, perché nessuno ti segue per 30 anni di concerti solo per come appari fuori, ci sono tante altre cose che portano a una connessione. 

E la storia del seno rifatto?
Fa parte di una mia lotta alle fake news. Mi è capitato tantissime volte di finire invischiata in queste storie e ho deciso che basta, mi sono stufata. 

Ma sei arrivata addirittura a fare una perizia da un chirurgo per dimostrare che il tuo seno non è rifatto. Perché?
Da un lato perché io sono favorevole alla chirurgia estetica e non capisco perché questa cosa debba essere sempre screditante per le donne. Sembra che se sei rifatta ti devi vergognare, fai schifo. Io ho reagito così per tentare di mettere a tacere una volta per tutte questa storia che è 30 anni che va avanti. Me lo dicevano anche quando avevo 20 anni che il mio seno era finto. È un po’ come quando all’Eurovision i Måneskin sono stati accusati ingiustamente di aver assunto cocaina e - anche se non era necessario - hanno fatto comunque il test per dimostrare non avevano nulla da nascondere. 

Pensi di avere un rapporto difficile con la stampa?
Ci sono giornalisti e giornalisti. A volte qualcuno di loro odia le donne (spesso sono pure donne!). A volte per creare hype non si bada a niente a nessuno, anche a costo di inventare notizie di sana pianta. La trovo una cosa molto svalutante di tutti quelli che invece prendono sul serio il loro mestiere. 

Cosa pensi di aver imparato sul mondo dello spettacolo?
Che ci sono delle persone meravigliose, però ce ne sono altre che venderebbero la madre per avere un briciolo di popolarità. Ci sono persone che hanno un ago di talento in un mare di presunzione e ambizione che spesso hanno tanto successo, anche a discapito di chi invece avrebbe molto di più da dire. È un bell’ambientino diciamo…

Forse anche per questo hai imparato a tirare fuori gli artigli?
Devi per forza. Però io che ce li ho gli artigli mi sento una buona, eticamente pulita. Sono molto orgogliosa di aver basato tutta la mia carriera sul fair play con gli altri. Anche se a volte questa cosa che dico sempre quello che penso mi ha creato più di un grattacapo.

Esistono i veri amici nel mondo dello spettacolo?
Sì. Non sono più di 5 nel mio caso ma mi fido ciecamente di loro. 

Facendo questo lavoro, hai conosciuto i tuoi idoli?
Non ho avuto dei veri idoli nella mia vita. Amavo la musica di David Bowie, ma quando l’ho incontrato non era lui l’oggetto del mio amore, perché quello che mi appassionava era la sua musica. Pensa che eravamo al festival di Montreux, lui si è avvicinato, ci siamo parlati ma io non l’ho nemmeno riconosciuto subito. 

Ti senti un outsider nel mondo dello spettacolo?
Credo di sì e penso che sia la mia forza. Mio figlio per dirti è uguale a me. Penso che noi “artisti” siamo tutti persone normali, con delle cose meravigliose che diamo alla musica, al cinema, all’arte, ecc. Ma rimaniamo sempre e comunque persone.

Dopo tanti anni che sali sul palco, ti senti cambiata?
Il cantante credo migliori nel tempo. Mi sento molto migliorata, così come le mie performance. Ho più energia, più forza, più empatia con il pubblico e mi diverto molto di più oggi rispetto al passato quando avevo più preoccupazioni. Oggi non mi preoccupa più niente. 

Sei stata una donna molto cercata dagli uomini, cosa ci voleva per conquistarti?
Doveva essere unico. Ognuno di noi credo abbia il suo unico, da qualche parte del mondo.

E quando hai capito che era proprio Enrico Monti, quell’unico?
Forse adesso! Dopo 30 anni! Oggi capisco molto di più il sentimento che provo per lui. 

Di tuo figlio hai parlato molto, cosa farà nella vita?
In questo momento è a Miami, ha finito il liceo classico e fa boxe. Credo che studierà economia, forse negli Stati Uniti. A me piacerebbe che facesse l’università in Italia, ma forse vorrà andare un po’ più di qua e di là come la sua mamma.